venerdì 30 settembre 2011

Impotenza

Conosco una donna che ha dentro il vuoto della Storia Infinita, ogni volta che la guardo ci cado dentro e non respiro. 
Cosa ti è successo, le chiedo. Lei mi risponde di stare tranquilla, va tutto come dovrebbe andare.
Io vedo che la sua anima si è fatta dura come il legno e che il suo corpo è sottile come le betulle in inverno.

Vorrei poter diventare un incendio e  farla bruciare. 

Perché la legna che arde si trasforma in calore, sempre.

martedì 27 settembre 2011

La famiglia sostiene i miei talenti.



Ilaria: La verità è che devo a mettermi a scrivere qualcosa di serio, è arrivato il momento.


Madre: E perché invece non provi a vedere se ti assumono alla Lidl?

sabato 24 settembre 2011

La confessione


Mercoledì prima di Natale: confessione. 

I preti si sistemavano in uno stanzone dell'oratorio senza riscaldamento, mettevano due sedie di legno una di fronte all'altra, si sedevano e aspettavano il primo coraggioso.

Io avevo le budella aggrovigliate. Non mi muovevo dalla panca. Stavo a fissare le confessioni degli altri cercando di cronometrare quanto tempo stessero a raccontare, parlavano tanto, troppo. Li ammiravo.

Io invece mi sentivo in colpa, ero una cattiva peccatrice, perché non avevo nulla da dire. 
Mi vergognavo di non aver peccato. Così davo una pacca sulla spalla alla mia vicina, ehi, tu cosa gli dici? Cercavo qualcosa da aggiungere che mi potesse dare un tono, un peso grave, un senso, per cui essere redenta.
Il sacerdote era custode di segreti, io non ne avevo neanche uno. 

Così tutte le volte decidevo di inventare.

- ho fatto la spia
- ho picchiato mia sorella
- ho detto parolacce a mia sorella
- ho rubato le collane di mia sorella
- ho detto a mia mamma che mia sorella  mi ha rubato le collane e lei l'ha messa in castigo.
- odio mia sorella

Mia sorella centrava sempre. Mi pareva  fosse l'unica persona che potesse dare credibilità alle mie bugie: tutti sanno che una sorella minore è una palla al piede, mi giustificava.
Raccontando tenevo gli occhi bassi, mi chiedevo cosa pensasse di me il sacerdote. E ogni volta mi stupivo, mi diceva, tutto qui? Allora arrossendo un poco concludevo:

-ultimamente, ho detto bugie.

Quell' "ultimamente" significava in realtà "in questi cinque minuti", perché nella vita vera io le bugie le evitavo.  Ma tanto il prete mica lo sapeva.

Sono stata assolta, tutte le volte.

E tutte le volte, uscendo, mi son sentita felice: non avevo fatto annoiare il prete.

domenica 18 settembre 2011

Noi siamo qui.

A tutti i nati negli anni Ottanta. Italiani.

Domani uscite, andate in libreria e comprate "Dove eravate tutti" di Paolo Di Paolo.
Non importa se avete poco tempo per leggere un libro. Trovatelo. 
E poi fatelo conoscere. Parlatene.

Finalmente qualcuno che sa scrivere davvero bene ci ha dato voce. Ha raccontato l'Italia in cui viviamo dalla nostra prospettiva, il suo è un libro in cui vi ritroverete, estremamente presente. Estremamente reale.
Aiuta a conoscerci, ci orienta.

Ed era ora che qualcuno si prendesse la briga di dare un senso alla nostra generazione, noi che siamo costretti a rimanere sempre ragazzi, perché gli adulti pensanti l'Italia non li vuole, saprebbero parlare e potrebbero voler cambiare le cose.

Ecco. A loro dico che forse qualcuno sta provando a darci una coscienza, perché infondo noi siamo qui. Lo siamo sempre stati.







venerdì 16 settembre 2011

Autunno

La luce si è fatta di un colore saggio, che sa di oro e di sera. Ce l'hanno negli occhi gli anziani, quelli che riescono a conservare a lungo il calore del passato.

A Waidring i vecchi si riunivano sotto le piante di melo e noi stavamo a mangiare insieme a loro.

A Schio, quando attraverso la piazza per andare al mercato, una fila di vecchi mi guarda passare. 
Stanno seduti in fila, dietro un cancello alto, che li fa sembrare bestie inutili stipate in una gabbia in mezzo alla giungla. 
I loro occhi sanno d'inverno, c'è dentro il vuoto.

E mi viene in mente Aurora, una bambina della scuola materna, che mi dice, ma lo sai che i nonni, una volta, sono stati giovani?!? 

Aveva la voce che sapeva di un'incredulità felice, Aurora, di chi ancora non può capire cosa voglia dire invecchiare.

Allora mi sento in colpa, cerco di camminare più veloce.

Perché io non abito a Waidring e anche io, un domani, sarò come loro.





mercoledì 7 settembre 2011

28 giorni

Il 99,9 % delle donne odia avere il ciclo.

Fanno parte di quello 0,1% che rappresenta l'eccezione, le ragazzine delle medie che ancora non l'hanno avuto, loro lo vorrebbero a tutti i costi, a ricreazione fanno il conto di chi in classe sia ancora bambina. L'ultima rimasta avrà paura di essere malata e ogni volta che andrà in bagno, guarderà gli slip come si osserva l'albero di natale la sera della vigilia, potrebbe arrivar qualcosa da un momento all'altro!
Quando il ciclo arriva davvero, nel giro di sei mesi ci si pente subito e si invidiano in silenzio quelle compagne tardone che ancora non sono diventate donne.
Ci sono poi quelle che una sera se la sono sentita di ballare sopra ad un tavolo con gli shorts e il tacco 12 e la mattina si sono svegliate con addosso il mal di testa e un paio di sconosciuti. Loro la sera faranno voto, dio, te lo giuro, mai più tacchi sul tavolo, mai più, ma fa che questo mese arrivino.
E quando dio decide di compiere il miracolo, loro, nel giro di un quarto d'ora sono già imbottitte di moment, che la sera si esce a bere per festeggiare lo scampato pericolo. Col tacco 12.

Dicevamo, il 99,9 % delle donne, odia avere il ciclo.

Perché esattamente sette giorni prima, i capelli cominciano a diventare opachi, e anche se li hai appena lavati arriva immancabilmente una sorella o un amico a chiederti, da quanto tempo è che non vedi una doccia?

Per non parlare dei brufoli. Spuntano come i funghi dopo il temporale, improvvisamente e tutti insieme. Allora cominci a farti schifo. Soprattutto dopo averli strizzati dal primo all'ultimo.

Poi inizia la fame. Si divorerebbe qualsiasi cosa:  animali, uomini, piante, case, autostrade. Non sarà mai abbastanza.

Ed ecco a voi il signor nervosismo!
Perché ti fanno male le ovaie e il seno vorrebbe esplodere. Gli ormoni cominciano a impazzire, ballano il tuca-tuca suonando le maracas, e tu ti senti come se ti avessero portata a un concerto degli Iron Maiden di controvoglia: insofferente e incazzata.

Ci siamo, finalmente arriva.


Cammini tenendo una mano sulla schiena, l'altra sulla pancia perché neanche tu sai in che direzione piegarti, è come  se ti avessero trafitto con una lancia, ti vorresti solo accasciare. E invece arriva bel bello il tuo uomo.

Tu lo guardi facendo l'aria da cane bastonato. 
Lui ti sorride.
Tu ti lamenti.
Lui ti sorride e sgancia la massima con nonchalance : sta peggio di una donna con le mestruazioni solo l'uomo che la deve sopportare.


Il 100% delle donne odia avere il ciclo e un uomo-filosofo intorno.

giovedì 1 settembre 2011

Un post-o di nostalgia.

Mia nonna rivive nell'odore del latte, quando si brucia e si attacca sul fondo del pentolino.

L'appartamento di Riviera Paleocapa  lo ritrovo nello scroscio dei fiumi di notte, quando riesco ad ascoltarli. E mi ricordo la puzza di sigarette appesa sulle pareti in corridoio, e finché lo percorro calpesto la mattonella traballante, quella vicino alla camera, che fa un rumore infastidito, quasi voglia mandarmi al diavolo perché cammino piantando i talloni.

Il pavimento lo pulivamo con un mocho marcio, l'appartamento odorava di pioggia anche d'estate.

La nostra vecchia casa sapeva di fischi, giù, dalla strada, e di saluti chiassosi da in cima al balcone.

E quando era mattino Paola aveva gli occhi di sonno e lo sapevo, stava ancora dormendo, ma non ce la facevo proprio a rispettare il suo silenzio. Come la porta del bagno, che fendeva il buio cigolando, tutte le volte che qualcuno andava a lavarsi, dopo aver fatto l'amore.

E lo stridere del citofono quando rispondevo chiedendo, chi è?, l'acqua del bidet che non usciva, i balconi che sbattevano e porca miseria non c'è nessuno che vada a chiuderli?, le zanzare che mi mordevano le caviglie, il copri divano micotico, riproposto come tovaglia senza averlo mai  lavato, il pavimento infossato del salotto, i materassi appoggiati al muro e la coperta dei Simpson.


Domani vorrei svegliarmi due anni fa e che il tempo andasse piano, anche solo per un mattino.