domenica 27 novembre 2011

Gomma

Novembre mio, facevi freddo e dal balcone cantavamo a squarciagola le doglie blu, come i gatti innamorati che miagolano la notte.
Lei fumava venti sigarette,  io più che un groppo, in gola tenevo un amore amaro.

E adesso che il futuro è tutta un'altra canzone, che fine avranno fatto i Baustelle?


venerdì 25 novembre 2011

Coniglio blues

- Maaaaaaaaammmmmmmmmmmaaaaaaaa!
- Cosa c'è?
- E' morto il mio coniglioooo!!!!!!!!! 
(pianto disperato)
- Ma dov'è, Serena?
-E' nella gabbia, è mortooooo!
(pianto disperato con singhiozzi isterici)
-Cerca di stare tranquilla, se è morto in gabbia gli sarà venuto un' infarto, non si è neanche accorto. Dopo lo seppelliamo insieme.


Una madre mente spesso. Mia madre mente con disinvoltura, quando lo fa è quasi sempre per il nostro bene.
Era una mattina d'inverno. Io e Serena eravamo a scuola. Mia madre aveva il giorno libero, così decide di pulire le stanze. Quella di mia sorella è sempre somigliata a una stalla. Anche perché, vicino al comodino, teneva una gabbia con un coniglio nano. E bisogna cambiare la paglia spesso se non vuoi che sappia di rancido, così le ripeteva.
Mia madre aveva portato la gabbia in giardino, aveva liberato il coniglio, buttato la paglia nel letamaio, lavato il fondo e sistemato tutto quello che c'era da sistemare, bastava solo riprendere il coniglio.
Si era guardata intorno.

Sparito, il coniglio era sparito.

Mia madre aveva fatto il giro della casa, si era assicurata che il cancello fosse chiuso, no, non poteva essere uscito in strada.
Non so se avete presente i bob tail, quei cani da pastore bianchi e grigi, quello che aveva il principe della sirenetta disney, per intenderci. Ecco io ne avevo uno con l'istinto materno. Nanà, si chiamava.
Nanà, vieni qui.
Il cane si era alzato obbediente, solo che sotto il cane c'era il coniglio.

Cadavere. 

Cadavere e pieno di bava. 
Nanà probabilmente aveva voluto tenerlo fermo, non riuscendoci con il muso, aveva deciso che era meglio sedersi sopra.
Mia madre era impallidita. Se mia sorella avesse saputo com'erano andate le cose avrebbe pianto.
Poi avrebbe ucciso il cane.

Ed ecco il colpo di genio.  Mia madre sa esattamente quello che deve fare.

Prende il coniglio morto e lo porta in bagno.
Si mette a lavarlo con sapone di marsiglia, fino a quando il pelo non smette di essere appiccicoso. Strofina bene. Poi, quando è sicura che le tracce siano sparite, lo asciuga col phon.
Il povero coniglio non è mai stato così bello. Meglio di un pelouche.
Lo rimette nella gabbia pulita, vicino al comodino.

Quando mia sorella ritorna, lei conta fino a dieci.
Uno, due, la sente aprire la porta, tre, quattro, cinque, ha posato la cartella, sei, sette, otto, deve averlo visto, non c'è più nessun rumore...
Nove...

- Maaaaaaaaammmmmmmmmmmaaaaaaaa!
- Cosa c'è?
- E' morto il mio coniglioooo!!!!!!!!! 
(pianto disperato)
- Ma dov'è, Serena?
-E' nella gabbia, è mortooooo!
(pianto disperato con singhiozzi isterici)
-Cerca di stare tranquilla, se è morto in gabbia gli sarà venuto un' infarto, non si è neanche accorto. Dopo lo seppelliamo insieme.

Almeno il cane si è salvato.









lunedì 21 novembre 2011

Natale in libreria e la fiera del vago.

- Vorrei un saggio uscito negli ultimi dieci giorni, ma non so né chi l'abbia scritto né il titolo.
- E magari l'autore è castano sui quaranta...
- A dire il vero non so neanche se sia maschio o femmina.





venerdì 18 novembre 2011

Questione di stile

Mia sorella è fastidiosamente stilosa.
Una persona ha stile quando indossa cose apparentemente improponibili, rendendole magicamente perfette.
Tipo le mutande ascellari. Mia sorella ha anticipato la collezione Intimissimi 2011 andando a frugare nel baule di mia nonna già l'anno scorso. Ha messo i suoi mutandoni. E puf! In giro cominci a vedere i manichini con l'intimo di Bridget Jones addosso.

Mia sorella è fastidiosamente stilosa perché mi fa pesare il fatto di non esserlo a sufficienza. 
Il mese scorso ho comprato un paio di fantastiche francesine nere.
Lei le guarda e sbotta "se ci sei arrivata tu significa che per me è ora di cambiare. Infatti, cara Ilaria, non so se hai visto che sto puntando sullo stivaletto." Me lo dice con la faccia soddisfatta e il mezzo sorriso di chi ti parla con paternalistica compassione. Io, lo stivaletto, glielo tirerei in faccia. 
Poi non contenta continua "non si diventa stilosi solo leggendo The Blonde Salad, sappilo".
Lo so benissimo, porca miseria. 

L'armadio di una donna non è mai abbastanza pieno. Il mio ospita anche la sezione, fallimenti clamorosi.
Tipo la maglietta dell'Hard Rock London. 
Mica sono andata a comprare quella classica, no, ma fammi il piacere, troppo banale. Ho messo in valigia la versione metal. Che io al metal neanche ci avevo pensato, semplicemente mi sembrava solo un tantino più aggressiva. Massì osiamo!
Come quando ho comprato le nike argentate con suole rosa. Mi sembravano allegre. Se ti mettono un soprannome c'è sempre un motivo. Bugs bunny, mi chiamavano.
La borsa con le borchie a forma di teschio ha scatenato pareri discordanti. Andiamo dal diplomatico, "mmmm, diciamo che è particolare"dell'Eri, al "dio che schifo" della Paola.
A me piace.
Solo che l'altro ieri ero al circolo. Uno di quei bar frequentato esclusivamente dai vecchi, loro e la moda, in teoria, dovrebbero abitare in pianeti diversi. E invece uno mi guarda, mi si avvicina ed esclama, apperò, hai proprio una  bella borsa metal!
Diobello ci risiamo.
Mia sorella, che ha sentito, tutto si sbellica dietro il bancone. 

Il peggio però l'ho raggiunto con gli occhiali da sole. Decido di investire un quarto del mio stipendio estivo in un bel paio di Diesel con lenti graduate. Marco, chiedo, dammi un consiglio. Ne provo un paio di blu, con le estremità che tendono verso l'alto. Io mi guardo, ma ci vedo poco. 
Ci pensa il mio caro fidanzato a convincermi. Stai benissimo, dai prendili!
Poi arriva il gran giorno.

Li vado a ritirare e mi guardo allo specchio. Con le lenti graduate, finalmente. 
E mi vedo. E raggelo. E vorrei incendiare lui. E invece gli dico:

Ma mi hai vista?
Sì.... 
Sto da cani.
Dai amore, non stai benissimo, ma neanche così male!
Perché mi hai detto di comprarli?
Perché io avevo comprato i miei e non avevo più voglia di stare dentro il negozio.

Impallidisco e vacillo.

Beata sincerità.





martedì 15 novembre 2011

Un colloquio.

Mi chiamo Ilaria il cognome è difficile, sì, me lo chiedono tutti, si pronuncia con la g gutturale. Da dove vengo. Bé se hai la faccia intelligente ti racconto tutta la storia, della Slovenia, si, ok sono un po' slava, anche se non è proprio corretto, austroungarica sarebbe più giusto. Se hai la faccia da leghista ti dico che sono tedesca, tu pensi che i tedeschi siano più ricchi degli italiani e ti metto il cuore in pace. Ho pure gli occhi azzurri cosa vuoi di più.
Cos'ho studiato? Lettere, linguistica per essere precisi. La battuta su come sarò brava allora a usare la lingua è vecchia come il cucco, sappilo. Non mi sei più simpatico.
Ho studiato linguistica perché mi sarebbe piaciuto rimanere a fare il dottorato. 
Perché non sono rimasta all'università? Perché se un laureato in lettere è inutile un dottorato in linguistica lo è il doppio. E adesso evita. Non guardarmi con quella faccia ipocrita. Cosa? Non dovrei pensarla così? La mia coinquilina a trentatré anni viveva ancora in appartamento con tre studentesse di venti e si faceva dare la paghetta dai suoi genitori. Pensionati. Io vorrei avere un figlio da giovane. Se voglio una famiglia? Certo. Mi piacciono i nomi strani e le domande dei bambini. Guarda. Se una donna vuole dei figli non vuol dire che accantonerà il lavoro. Anzi. Io voglio lavorare per non essere una di quelle madri col pancione e i capelli grigi, mi fanno tristezza. 
Devo descrivermi con tre aggettivi? Bé. Direi intelligente, ma so che penseresti che ammettendolo io sia solo una presuntuosa, quindi facciamo sveglia, sì, sono sveglia, anche se le battute del Berlu non mi fanno ridere. 
Poi.
Sono volonterosa, che quando cerchi un lavoro va sempre bene. VOGLIO TANTISSIMO il lavoro che mi stai offrendo, ho sempre studiato aspirando a uno stage in cui mi paghi due euro e quarantaquattro centesimi all'ora. Adoro.
Ah, e in ultima direi che sono sempre aperta al nuovo. Che non vuol dire un cazzo, lo so, ma mi rende disponibile e tu mi fai un sorriso.
Da quando ho cominciato col corso di dizione ho scoperto che a recitare me la cavo. O per lo meno. So raccontarti la storia dell'orso con una voce che viene dal diaframma molto professionale.
Qual'è il mio lavoro ideale?
Io voglio scrivere. L'ho sempre saputo.  Sì, sì, certo se lo vuoi chiamare hobby e mi fai quella faccia scettica mi sta bene. Ma poi se pubblico e il libro te lo infilo nel culo non lamentarti. 
Te l'avevo detto che ci sarei riuscita.
Che voto darei alla tua offerta da 1 a 10?
Un otto SENZA OMBRA DI DUBBIO. Il mio tempo è gratis, te lo regalo! Noi siamo giovani, abbiamo tutta la vita davanti. Ma figurati, se facciamo un po' gli schiavi cosa vuoi che sia?!? Lo facciamo volentieri. Si corrobora lo spirito! E se la mia privata diventerà esile come le donne sulle passerelle, pazienza, vivrò per il mio lavoro.

Mi farete sapere.
Bene, grazie. Sì, sì. Intanto non prendo impegni. Aspetto la vostra telefonata.
Stanne certo.



giovedì 10 novembre 2011

Paola.

Camminiamo per strada alternando i versi che ci costringevano a recitare da bambine. Ci piace Novembre, perché è l'unica poesia che ricordiamo fino infondo. A Padova sotto i portici la voce sa di tempo leggero, che in un lampo c'è passato tra le dita. Quando dimentico una parola lei la riempie. Io le mostro come la vita sia una nebbia spessa, lei dice, la nebbia è solo bianco, io mi ci perdo dentro come quando indosso un problema e lo faccio diventare un vestito.
Quando soffoco lei mi spoglia.
Gemmea l'aria, ed il sole oggi sa solo di spento, Pascoli me lo ricorda il calendario. A San Martino cominciavamo a mettere il cappotto, la sera.
E invece oggi mi scalda la nostalgia.
E' l'estate fredda, dei morti.




Cit.   http://balbruno.altervista.org/index-212.html

domenica 6 novembre 2011

Meteopatia

Piove un grigio che lava via il buon umore. 
Vorrei avere un ombrello rosso che ripari i sorrisi dal cattivo tempo.

venerdì 4 novembre 2011

Dizione

Dietro il leggio il cuore mi rimbalza in gola. Deglutisco, cerco di rimetterlo al suo posto respirando profondo. Poi comincio. Faccio uscire la voce dal diaframma, ed è come percorrere una strada sulle colline, cambio l'intensità quando trovo una virgola, gioco con le pause quando il punto mi dice, ora puoi respirare.
Leggo ad alta voce perché mi piace quando il silenzio di chi ti guarda cambia improvvisamente, diventa ascolto, tu lo indossi e ti senti più forte. 
Cerco di aprire e chiudere le vocali al momento giusto, di non inciampare come quando di notte lui mi diceva, e adesso leggimi quello che hai scritto.

Ho imparato a cantare le parole senza le note. 
Le lettere vivono, la paura muore in gola.

mercoledì 2 novembre 2011

Perla di saggezza n°2

Scoperto il movimento "contro il razzismo verso i giovani padani", il pesce volante ha deciso che da oggi in poi cagherà dall'alto prendendo la mira.