mercoledì 12 settembre 2012

L'ospedale


Dal punto più alto della città si vede un parcheggio. Più in là ci sono un gruppo di pini e una chiesa.
La vedi di sfuggita e anche se non preghi ti aggrappi alla croce quando cadi. La strada è abbastanza lontana, puoi contare le macchine passare e sparire, come le pecore quando devi addormentarti.
Solo che tu hai deciso di morire.
Sei salita fino all'ultimo piano in ascensore. Una donna aveva l'occhio bendato, è stato mio nipote, ti ha detto. Le hai sorriso, è una cosa grave, le hai chiesto. Ti ha detto di no, passerà anche questa. Tu le hai sorriso di nuovo come se fosse un giorno a caso, uno in mezzo a tanti.
All'ottavo piano c'è il reparto di geriatria. Spingi la porta senza farti notare, entri come se presto dovessi uscire. I vecchi ti sentono, perché trascorrono le giornate ad ascoltare i rumori dei passi: ciabatte-infermieri-, tacchi -figlie-, ruote -morte-. Ti sei messa le scarpe da ginnastica perché oggi non è un giorno di festa. Un uomo pensa, forse è mio nipote. Invece rimane solo, senza accorgersene si fa prendere dal sonno e sogna la neve.
Sei andata alla finestra di una stanza vuota l'hai aperta, l'hai scavalcata.
Non hai voluto pensare a niente.

A tua figlia hanno spiegato che quando qualcuno muore non può più tornare. Piange improvvisamente, come i temporali d'estate. Cerco di calmarla tenendola in braccio, servo a poco. Allora comincio a raccontarle le fiabe, lei mi ascolta e si asciuga. La guardo negli occhi e tu continui a cadere.

Al paese sapevano che eri triste, è solo tristezza, ti dicevano. Passerà, vedrai, quando la bambina diventerà più grande. Capita a tutte.

Quando la bambina diventerà una donna saprà che all'ospedale si può andare per morire, smetterà di pensarti per non avere paura di diventare madre. 
Non ti dimenticherà, anche se agli altri dirà che era troppo piccola per ricordarsi qualcosa.

lunedì 3 settembre 2012

Customers' tales

Scusi, mi fa una madre con figlia adolescente al seguito.
Cerchiamo un libro. Il nero aldilà del cespuglio.
Imposto la ricerca. Nessun risultato.

Un buon libraio non deve lasciar trasparire quello che pensa. Mai.

Signora, il nero aldilà del cespuglio non esiste. Non sarà che ha sbagliato il titolo?
La ragazzina mi guarda. No, son sicura, me l'ha consigliato la professoressa di italiano. Devo leggerlo a scuola.

Un buon libraio deve avere fantasia e saper moderare la rabbia.

Senta, mi dice la madre, riprovi, magari il computer si è sbagliato.
Già. Si sarà sbagliato. Grugnisco.
Quando m'incazzo divento muta. Lancio la ricerca con le parole chiave. E finché digito m'illumino d'immenso.

Non è che la professoressa ti ha consigliato Il buio oltre la siepe?
E la ragazzina mi fa, sì, quello lì, Il nero aldilà del cespuglio, è uguale, insomma.

Un buon libraio dev'essere pure un po' veggente. 
Capitano gli uomini che ordinano, senta, questa settimana ho letto una bellissima recensione sul Corriere, ma non mi ricordo né l'autore né il titolo del libro. Però so che era un romanzo. Me lo trova?
Al ché gli spieghi che sarebbe opportuna almeno un'informazione più precisa, magari, suggerisco, provi a ritrovare l'articolo. E quello ti risponde facendo il brillante, mi pare che l'autore si chiamasse Mark qualcosa.

Qualcosa è ancora un po' troppo generico.

Giustamente, per compensare, arriva quello che ti chiede, scusi, vorrei un libro sulle invasioni degli extraterrestri, dove tenete il reparto Ufologia e alieni vari?

Ormai ci hai fatto l'abitudine.
Vorrei un libro per rispondere alle domande che mi farà mio figlio.
Domande di che genere?
Tutte, quelle che può farti dai 3 ai 15 anni.

Ci sono poi quelli che hanno bisogno di un consiglio.
Scusi, vorrei fare un regalo e avrei bisogno d'aiuto. Cerco un libro per un ragazzo di vent'anni che odia leggere. Cosa gli potrei prendere?

Ora mi domando. Se sapete che un ragazzo ODIA leggere perché non gli regalate una bottiglia di vino? o un Dvd, o un maglione. NO. Un libro. Che poi, quando lo riceve, poveretto, deve pure fingere di esser contento.
Tre settimane fa la cliente ha aggiunto, odia leggere ed è pure stupido.
Ho proposto Snoopy, che almeno son fumetti.
E la ragazza si è messa a ridere, nooooo non è mica così furbo!

Finché facevo lo stage ho trovato tre ragazzini che si masturbavano nel reparto eros. Il dialogo era il seguente.
Guarda questi che si inculano!
Guarda che lo fanno anche i tuoi genitori. E' che tu dormi.

La migliore è successa a una mia collega. Doveva prenotare un libro.
Con che nome? Chiede al cliente.
E lui risponde, facciamo Matteo.
Allora Sabrina chiede, in che senso facciamo Matteo? Ho bisogno dei suoi dati per avvisarla quando arriva  e tenerle da parte l'ordine.
E l'uomo riattacca. Facciamo Matteo Rossi, lo prenoti con questo nome. Non voglio si sappia il mio. Ripasso fra una settimana.

Trascorsi i sette giorni è tornato.

Posso avere il libro che ho ordinato?
Certo, mi dice il nome?
E io come faccio a saperlo? esclama il signore.
Sabrina sgrana gli occhi. E' lei che ha ordinato un libro, mi scusi.
A dire il vero non me lo ricordo proprio. Provi con Alberto Bianchi o Luca...si inventi lei il cognome, di solito ne uso di molto comuni. Magari così le viene in mente, signorina.

Il mondo è bello perché è vario. Il primo che l'ha detto faceva il libraio.