martedì 30 ottobre 2012

La barista

La guardi e ti chiedi se sia già notte e invece sono le sette e vuoi un caffè macchiato e una brioche alla crema, se non c'è dammi pure quella alla marmellata. Si è truccata da Cleopatra anche se la padrona la costringe a mettere il grembiule. Allaccia solo le stringhe in vita, lascia a penzoloni la parte di sopra, così gli uomini possono infilare gli occhi tra le tette strette a fessura.

Quando era bambina ha guardato le ragazze del Coyote Ugly. Nessuno le ha spiegato che nei film le bariste sono attrici.

Mette la gonna corta ed è gelosa dei sorrisi. Li fanno soprattutto alla padrona, che ha le fossette ed è un piacere vederla ridere. Lei si chiede come mai la gente si interessi ancora di una donna vecchia, senza tacchi né profumo.
La gente, quando lei vuole parlare per forza, prende la Gazzetta e fa finta di tifare qualche squadra.

Quando è morta sua madre le sono mancate le forze, il male è male per tutti.

E' andata al lavoro, perché il bar è un po' come una casa, si è seduta vicino ai videogiochi e la padrona le ha fatto un sorriso, le ha stretto la mano.
Siamo andati ad asciugarle le lacrime invece di ordinare il solito spritz delle sei e mezza.
Lei cercava di farsi coraggio, aveva il viso a righe, il mascara se l'era messo comunque.
Sono disperata, ci ha detto.

Quando è andata a dormire tutto sommato era contenta. 
Quella la gente è venuta per me, ha pensato.
Erano in tanti.
E' così che ci si deve sentire quando si balla sul bancone del Coyote Ugly.

venerdì 26 ottobre 2012

Medioevo bis

Una volta agli scienziati cavavano gli occhi, altrimenti, ancora meglio, li bruciavano, magari in gruppi, su pratici roghi. Cosi ci si scaldava pure.

Nel 2012 mettono in galera i sismologi perché non hanno saputo prevedere un terremoto. O meglio, perché hanno sminuito la portata dello sciame davanti alla popolazione, che non ha potuto tutelarsi.

Ora, chiarisco subito che le mie saranno chiacchiere incentrate più sul concetto di scienza, che dissertazioni sulla sismologia e sentenze varie, non avrei competenze sufficienti.
Per scrivere questo post però mi sono informata.

Sapete, credo che questa sia l'ennesima figura di merda davanti al mondo. E la reputo una figura di merda abbastanza colossale.
Provate a leggere il verbale della commissione Grandi Rischi, redatto sei giorni prima del cataclisma, ve l'ho linkato qui sotto.
A me i dati sembrano esposti chiaramente.
Sono state registrate tot. scosse, non si può dire se ce ne saranno di forte entità (si fa rifermento a quella del 1703), ma si dovrà controllare al più presto lo stato di salute di alcuni edifici.
C'è scritto nero su bianco.

Ora, non si accusano gli scienziati della morte di tutte le 309 vittime ma solo di quelle, una trentina, decedute perché sentitesi rassicurate dai Grandi Rischi.

Ecco.
A me par che la commissione non abbia rassicurato nessuno. Un amico aquilano mi ha raccontato che la sera del terremoto, a Pescaia, una delle zone più colpite, la gente la sera fosse scesa in piazza cercando di proteggersi stando all'aperto. Le autorità competenti l'hanno costretta a rincasare.
Poi il disastro.
Sapete, io non credo che uno scienziato si prenda una responsabilità così grande, sa  bene che la scienza è una disciplina che procede per falsificazioni, come direbbe Popper, una teoria è vera fino a quando non viene falsificata. 
La scienza non è infallibile, attraverso i dati si può osservare meglio la realtà, non si può pretendere di riuscire a indovinare come sarà il futuro.
Il futuro esiste solo quando diventa presente.
Il verbale sintetizza una raccolta di dati, i sismologi hanno svolto il loro lavoro. Mi pare che dell'ermeneutica spicciola si sia occupato Bertolaso con tutto il suo clan.

In Italia si sopravvaluta la scienza, si sottovaluta il potere delle parole.
Dice bene Oddifreddi, se un paziente muore la colpa è del medico, se un malato di cancro guarisce è solo merito delle preghiere, mica delle chemio e di tutte le medicine.
Verba volant, chi ha dato aria alla bocca pure.

Mi pare che per certi italiani l'arte di puntare il dito alla cazzo sia diventata uno sport.
Pensiamoci bene.



Miei cari, vi predico che un giorno il Vesuvio erutterà.
Vi siete costruiti la villa sotto il vulcano?
Fate causa a Paolo Giacobbo, com'è che Voyager non l'aveva previsto?

Un paio di link:
Verbale della commissione grandi rischi, Aquila- 31 marzo 2009
Il post di Oddifreddi



martedì 16 ottobre 2012

Che tempo che fa

Ho sempre creduto che quella di Fazio fosse una delle migliori trasmissioni Rai. La più bella, forse. Il sabato sera mi preparavo tenendo spalancata la porta del bagno, cacca compresa. Alzavo la tv a mille e mi sedevo sopra il lavandino per mettermi il mascara.
Ilaria n'altra volta che te veda farlo e te te ciapi un copon!
Mi ricordo l'ultima apparizione di Meneghello e la prima del figlio del Capitano, nella pancia di Ilary. 

Che tempo che fa sapeva dare il giusto peso alla cultura, leggero ma non troppo, credo fosse merito dell'intelligenza di Fazio, che si è sempre manifestata aprendo spazi, c'era una sensazione di pulizia e di bellezza data dal non voler ostentare tutto, subito.

Ecco.

Ora, non so se abbiate presente quelle trasmissioni di Pippo Baudo, o ancora quelle di Carlo Conti, in cui si chiamano a cantare i Cugini di Campagna per celebrare i favolosi anni Settanta. Un Trionfo di nostalgia per chi li vuole guardare, un baratro di noia per chi se li deve sorbire.

Mia sorella l'altra sera ha espresso bene la sensazione che provavo ultimamente, non trovate che quello di Fazio stia diventando un programma nostalgico-cultural-chic?

Chi lo guarda non si commuoverà per i pantaloni a zampa, certo, ma per il prossimo Meridiano da ordinare in libreria.

Credo che Serena abbia ragione. E chettenefrega, mi direte. E io vi rispondo che un po' me ne importa, perché alle cose belle io mi affeziono e quando passano divento malinconica.

Trovo che in Che tempo che fa ci sia un autocompiacimento appena percepibile, ma che ha cambiato tutto, si è rotta la magia, nei gesti di Fazio, aimè, ci leggo retorica.  E mi pare che il nuovo sia finto.

Che tempo che fa?

Credo sia tempo che passato un bel programma, se ne faccia un altro migliore.










sabato 6 ottobre 2012

Il 12 febbraio

Eravamo a letto. 
E già che c'eravamo lui pensa bene di farsi quella che il buon Paolo Rossi chiamerebbe una sana sigaretta dell'ottimismo.
Prende un biglietto dal portafoglio e lo strappa, per arrotolarne un pezzo e fare il filtro.
Dormiamo appiccicati. Perché il giorno dopo lui sarebbe partito col treno per Parigi, quello con le cuccette che lascia Vicenza alle 20.51.

Ci svegliamo che è un giorno come questi, con la nebbia appesa al cielo e le strade umide. 
Puliamo l'appartamento, la sera prima era venuto Mirco a mangiare, c'erano ancora i piatti lerci sul lavandino e le bottiglie vuote sotto il tavolo.

E poi il mio amore torna a casa, perché deve fare la valigia e prepararsi per andare a Digione. Ci sono i baci, chiamami quando arrivi, fammi sapere che stai bene.
Va bene. E tu finché sono via non parlare ai maschi.
Certamente.
Ci sei solo tu.
Abbraccio.
Bacio.
Bacio.
Ecc.ecc.

Se ne va. E poi.
Poi, verso le sei mi suona il telefonino.

-Ciao! ti mancavo già?
-Ilaria, guarda che non mi piacciono per niente questi scherzi.
-Cazzo dici?
-Dove l'hai nascosto?
-Ma cosa ?!?
-Lo sai benissimo, dimmi dove l'hai nascosto che fra due ore devo partire.
-Marco, non capisco di cosa tu stia parlando.
-Non fare quella voce da finta tonta che lo so, è uno dei tuoi scherzetti, ma non ci casco. Non è proprio il caso. Dai, su, cresi un po'...

Mi irrito e gli sbatto il telefono.
Richiama subito.

-Marco, cos'hai, si può sapere?
-Non trovo il biglietto per andare a Digione. Ti ricordi dove l'ho messo?
-No, ma per chi mi hai preso? Hai guardato nelle tasche del giubbotto?
-Non c'è.
-Nella tasca davanti della valigia.
-No, Ilaria, ti pare che sia così stupido da non avere già guardato?
-Aspetta, do un'occhiata se per caso l'hai lasciato in camera mia. Tu intanto ricontrolla nel portafogli che magari l'hai messo in una tasca diversa e stiamo cercando per niente.
-Va bene.

E poi, sapete, finché apro i cassetti del comodino improvvisamente faccio bingo.

-MARCO?
-L'hai trovato???
-No. Non è che per caso ieri sera ti sei fumato il biglietto?

C'è un silenzio profondo.

Doloroso.

- Controlla la spazzatura.

Vado in cucina e mi metto a frugare nel sacco dell'immondizie. Intanto Marco parla da solo, bestemmia, soprattutto.

-Ti sei fumato il biglietto!
-L'hai trovato?
-Sì, l'ho trovato!
-Ma si può essere più coglioni?
-Credo di sì. Che giorno è oggi?
-12 febbraio.
-Sì, sì, si può essere. Questo è per l'undici. Saresti dovuto partire ieri.







Storia raccontata su gentile concessione del protagonista













martedì 2 ottobre 2012

Cedils

Leggi anche Cedils,parte seconda

Cari amici.

Questo settembre l'ho passato a studiare, forse e per la prima volta, qualcosa che potrà tornarmi effettivamente utile. Sono stata a Venezia e ho seguito il corso Cedils, propedeutico all'omonimo esame.
Adesso vi spiego cos'è.

Il Cedils è una certificazione per la didattica dell'italiano a stranieri. In pratica è un certificato che possono prendere i laureati in lettere o gli insegnanti di ruolo per attestare competenze didattiche specifiche. E' un esamone bello tosto, cinque ore di scritto come alla maturità.

Veniamo al ridicolo della faccenda.

Il Cedils in Italia ha mero valore culturale. All'estero è un titolo richiesto e riconosciuto.
In pratica, nonostante la fatica, in Italia continua a valere di più la carta igienica, il certificato è un plus che non ti abilita. Fuori invece può aiutarti concretamente a trovare un lavoro serio.
Alcuni compagni di corso abitavano già in Spagna, in Germania, in Polonia ed erano tornati temporaneamente proprio perché all'estero lo volevano assolutamente.

E ancora.

In ciascuno stato Europeo c'è un solo ente (Spagna-Cervantes, Germania-Goethe ecc.) per l'attestazione delle competenze linguistiche relative alla lingua dello specifico paese.
In Italia regna il caos. 
Strano.
Per quanto riguarda l'Italiano per stranieri se vai a Siena c'è l'Itals, a Venezia il Cedils, a Roma il Cestim e a Perugia qualcos'altro. Sicché ci si trova costretti a confrontare programmi, prezzi, uno cerca di destreggiarsi in equivalenze con il terrore di fare la scelta sbagliata.

Ho cominciato a spedire curricola in Belgio. Perché una mia parente aspetta un bambino e per la prima volta mi sono ritrovata a pensare che un figlio non vorrei farlo nascere qui. Chi ce lo fa fare?

Ho scoperto che per un periodo mio nonno è stato apolide.
Ricordati che certe cose ti rimangono nel sangue, vai via, mi ha detto un amico.

I pesci volanti quando l'acqua del mare marcisce, devono imparare a stare a galla sulle nuvole.

Leggi anche Cedils,parte seconda