Quando
ti tirano un montante sul fegato ti spezzi e non respiri.
Ieri
mattina mi piego ad angolo retto, non mi ha picchiato nessuno,
purtroppo. Torno a casa dal lavoro.
Pronto
soccorso.
La
sala d'aspetto è piena di gente, a uno gocciola il dito. Gli
spiegano che gli arti non hanno la precedenza, si sieda e stia buono.
Sporca di sangue il pavimento.
Mi
mettono in barella e mi fanno una flebo. Il dottore che mi visita ha
il cinismo di Bob Kelso e la simpatia di Josef Mengele.
In
sala d'attesa i pazienti bestemmiano in dialetto, in corsia i medici
bestemmiano in italiano.
Devo
fare i raggi e poi deve vedermi il chirurgo. Mi portano in
diagnostica. La barella e il dolore spossante mi fanno addormentare
in continuazione. Sogno che mi dondola un incisivo, mi sveglio prima di perderlo perché porta sfiga. Ci parcheggiano in corridoio e mi vengono in mente
le pizze quando aspettano di essere infornate, fuori uno e dentro
l'altra.
I
vecchi spariscono dentro le lenzuola bianche, mi fanno tenerezza.
Arriva
il momento del chirurgo. Un chirurgo te lo aspetti con gli occhiali e
con la barba.
E
invece arriva un ragazzo con le orecchie a sventola e il viso di
bambino con un assistente al seguito. Giovani. Un pelino troppo.
Leggo la targhetta.
Specializzando.
Ora.
Anni
di Scrubs mi hanno fatto passare dopo pranzi bellissimi, ma adesso a
guardali mi vengono in mente Turk e il dottor Dorian o Tom e Jerry.
Li
temo e prego nell'autenticità loro vocazione.
Ho i
globuli bianchi alti.
Mi
mandano a fare l'ecografia. Entra un medico bellissimo e penso a Erika, adesso che è single dovrebbe farsi un giro all'ospedale.
Intanto sono le sei. Mi mandano in codice giallo. L'infermiera mi
dice, adesso ti faccio un'altra flebo.
Si
può sapere cos'ho? E quella ridendo mi dice.
Abbondante
marezzatura fecale.
Mia
sorella scoppia a ridere e comincia a scrivere messaggi a mio padre,
a Marco, a mio cognato. Io chiedo, è sicura di non aver sbagliato
cartella? In genere faccio tantissima cacca, non posso essere io.
Tutti i miei amici potrebbero confermarglielo.
L'infermiera
se la ride. Probabilmente ha fatto una colica. Le faccio la flebo di
purgante.
Arrivano
Marco e cognato. Ilaria, mi dicono, sei piena di merda.
A
me sembra impossibile. Torno a casa la sera, sfinita. Anche mio padre
guarda le analisi, è perplesso.
E
sta mattina di nuovo i controlli. Ho una punta in basso sul fianco
destro. Il chirurgo di oggi è una donna, lotta per trovare un posto letto al poveretto prima di me, con una peritonite acuta. Mi
visita.
E
mi dice: per fortuna è solo una appendicopatia, che se era
appendicite non sapevamo dove piazzarla. Si tenga controllata che se il male ritorna operiamo anche lei...da qualche parte, insomma.
Da qualche parte. Proprio.
Penso all'abbondante marezzatura fecale e adesso che il mio dolore ha guadagnato in credibilità, forse avrei preferito essere solo piena di cacca.