giovedì 11 aprile 2013

Capelli

Quando Marco beve si spettina.

Arriviamo al Bukowski verso le quattro, ci prendiamo gli sgabelli davanti al bancone.
Primo giro.
Ci si racconta le novità della settimana, cosa hai fatto sabato sera, come va al lavoro, che cazzo combinano in parlamento. 
Dietro il bancone sono appiccicate banconote e cartoline di paesi lontani, dietro di me un centinaio di biglietti, tutti concerti.
La prima volta che ho preso una Guinness ho pensato avesse lo stesso sapore del cerume.

Lui è placido, nonostante sia l'ultimo giorno. Al secondo giro gli chiedo, li tagli davvero? e lui mi fa sì con la testa. Inizia il check sound. Si ride di più perché ci si sente di meno, troppi discorsi sarebbero lasciati a metà, le battute arrivano prima.
Quanti anni portano dentro dei rasta così lunghi? 
I miei erano capelli amari.

Al terzo giro gli occhi si lucidano e quasi quasi ti do un bacio. Siamo stipati uno vicino all'altra, tienimi la giacca finché vado in bagno. M'insinuo fra la gente come il serpente che nuota dentro l'erba alta. Per non sbagliare saluto anche chi non ho mai visto.
Faccio pipì appollaiata sul water, tocco le scritte incise su muro arancione ed come leggere i tatuaggi sul corpo di un amico.

Alla quarta Guinness anche il tuo sangue ha lo stesso sapore della birra, è finita un'epoca mi dici.
Siamo così tanti che l'aria sa di respiro usato.
E penso alle madri che hanno cominciato a morire e ai bambini che stanno per arrivare.
E' finita un epoca ti rispondo.

Alla quinta pinta il gel non riesce più a trattenere l'erezione, i capelli di Marco si sono alzati in piedi a e ciascuno rincorre un pensiero.
Andiamo a casa.

Ed è come l'ultimo giorno di liceo.

Dove berremo domani?


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