martedì 28 maggio 2013

Mio padre

Sono bambina. Siamo in giardino.
Io e mia sorella facciamo il gioco della fiducia e mio padre vuole giocare.
Girati che ti prendo, mi dice.
Apro le braccia, lui si posiziona alle mie spalle, tende le braccia.
Buttati, esclama.

Mi lascio cadere all'indietro, lui mi lascia cadere all'indietro. Vado lunga distesa, per fortuna che stavamo sul prato. 
Mi raccoglie ridendo, così impari a fidarti troppo, cucca.


Mio padre fa il medico e ha un manichino perfettamente uguale ad un uomo vero, è vestito con una tuta grigia da meccanico, lo adopera per le lezioni di primo soccorso o per spaventarci.
Ce lo fa trovare seduto a tavola, disteso sul letto, sopra il water.
Immancabilmente urliamo come aquile, immancabilmente saltella in giro per la casa scompisciandosi  per la mezz'ora successiva.

Credo che mio padre sia stato un buon fratello.

Gli ho prestato un libro di John Fante, A ovest di Roma. Leggetelo, Fante è simpatico e scrive da dio.
E' entrato in salotto tenendo il libro in mano e ha cominciato a leggere ad alta voce:

"Ma era buona la mia Harriet, aveva resistito venticinque anni accanto a me e mi aveva dato tre figli e una figlia, ognuno dei quali, o tutti e quattro, avrei senza rimpianti scambiato per una Porshe, o anche per una MG GT v'70."

Questo libro mi piacerà tantissimo, ci dice. A me basterebbe scambiarvi con un attrezzo da cucina per essere felice.

Mio padre è un ottimo cuoco.

venerdì 24 maggio 2013

Ripetizioni

-Non capisco perché io abbia preso 5 nel tema sulla Divina Commedia. Non ho mica fatto errori di grammatica, mi dice lei.

- Fammi vedere, le dico io

[...] "Dante nella Divina Commedia e precisamente nell'Inferno, racconta i grandi amori tragici che sono ricordati nella storia. Come quello di Romeo e Giulietta. I due ragazzi erano gli eredi di due famiglie nemiche: i Montecchi e i Cappelletti [...]
Le anime andavano in purgatorio per espiare i peccati ed ottenere in questo modo il suffraggio universale [...]
"

Cristosignoreiddio

giovedì 16 maggio 2013

Una scelta

Quando saremo tutti morti credo che entreremo nei libri di storia.
Non personalmente, intendiamoci. Parlo dell'Italia e della crisi che stiamo vivendo. Si andrà ad aggiungere all'elenco dei periodi bui: la fine dell'Impero Romano, l'alto Medioevo, il 1929, e in ultima il nostro Euroflop.
A mio avviso chi voglia far cultura, in qualsiasi termine, deve capire come assumere questo tempo per riuscire a trasformarlo in qualcosa di buono.
Me lo chiedo ogni giorno, quanto e in che modo io debba parlare esplicitamente di questo peggio che non ha mai fine.
Alcune delle persone che seguo scrivono molto meno, perché l'unica cosa di cui ritengono giusto parlare è il nostro presente, ma si accorgono che se la discussione è posta continuamente in termini di critica, diventa ossessione, autolimitando la scrittura stessa.
Certi altri invece continuano a postare notizie di attualità in Fb, le leggo volentieri, molte volte mi sono utili.
Io ho deciso di tenere tutto nel sottosuolo e continuare a costruire.  Perché penso che il bello possa in qualche modo essere salvifico. Credo che ti dia la possibilità di riconoscere il brutto, imparando a distruggerlo. Dal letame nascono i fiori, si cantava giustamente.

C'è una frase in Django, che racconta di come lo schiavo nero, nonostante tutte le mattine radesse sempre il padrone disarmato, non gli abbia mai tagliato la gola.
Io credo che uno dei compiti dell'intellettuale di oggi sia quello di ricordare a chi lo segue di avere un rasoio in mano.
E il mio è una specie di appello a tutti quelli che sanno di avere un seguito: usate bene le vostre parole, perché una parola  giusta potrebbe fare la differenza.
Che li facciate diventare barbieri o assassini, date a quelli che vi ascoltano  gli strumenti di cui hanno bisogno per poter scegliere. Evitate di produrre indifferenza.

Barba o gola, l'importante è che taglino bene.


martedì 7 maggio 2013

Un applauso

E' arrivato da un paio di mesi. Tarchiato, indossa gli occhiali qualche volta, tanto poi l'allenatore glieli fa rimettere nello zaino.
Diciassette anni non di più.
Quando facciamo il riscaldamento mi guarda dall'alto al basso perché sono l'unica femmina e faccio chiacchierare tutta la squadra.
Mi controlla anche se non so come si chiama, né mi interesserà saperlo. 
Spunta alle spalle finché sono al sacco, mi dice tieni le ginocchia più piegate, non vedi? Io lo faccio meglio.
Rimango sbigottita, la prima volta.

La seconda sono dentro il cerchio, come in Fight Club e devo combattere per mezzo minuto con con ciascuno dei compagni che formano il perimetro. I compagni sono trenta. Il combattimento dovrebbe servire come esercizio. Jab-destro, sinistro, destro- montante, gancio. Lui è l'unico che mi prende in faccia. 
Fatalità.
Un pugno sul naso fa un male cane.
E io mi irrito. 

Col mio amico tatuatore fa il sarcastico, se avessi meno tatuaggi, gli dice, forse combatteresti meglio.

Stateci lontani, ci raccomandano.
Io prendo le distanze.
E invece lui spunta all'improvviso come uno gnomo malefico, pronto a puntare il dito. Non rispondo. E lui continua. Sempre.
Potrebbe aver recitato la parte della puttana di Berlino in Million dollar baby, la carogna che ha fatto rompere la schiena a Hilary Swank, per intenderci.

E poi, poi arriva la sera del 15 aprile, il giorno in cui mi comunicano che l'agenzia pubblicitaria in cui lavoro non ha abbastanza soldi per farmi un contratto, ho lavorato gratis per 6 mesi.

Non hai mai pensato di fare la casalinga invece di venire a fare boxe con noi maschi?

La palestra si gela, tutti ci stanno ascoltando. 
Se lo attaccassi mi spaccherebbe il naso e visto che sono stagista da sempre, non avrei abbastanza soldi per aggiustarmelo bene.

Lo guardo negli occhi. E lui mi fa un ghigno.

Non ho alternative. Senza pensarci tanto gli sputo in faccia il paradenti che avevo in bocca.

Lui è pietrificato. Mi piace stare qua, gli rispondo. 
Gli altri cominciano ad applaudire. 
L'allenatore lo afferra per la maglietta e gli dice, adesso stai zitto e fai duecento flessioni davanti a tutti.

Nella vita ci vuole coraggio.



mercoledì 1 maggio 2013

Bestie rare

Ho infinita stima di Matteo B Bianchi, ha fatto tantissime cose fiche. Mi sembra nasca alla fine degli anni Sessanta a Milano, ma questo è un dettaglio wikipedico poco importante.
B Bianchi ha grande gusto, tutto quello che produce è curato, leggero e interessante.
L'ho scoperto una decina d'anni fa ascoltando Dispenser su radio2, il conduttore era Bordone, l'autore era lui.
Molto spesso il suo nome è avvicinato al pop. Io penso che sia una bestia rara, produce cultura nuova senza arroccarsi sulle vette dell'autocelebrazione, è aperto e poliedrico.
Ho sempre pensato che un talentuoso non debba necessariamente recitare la parte del talentuoso. Purtroppo molti intellettuali sono affetti da maledettismo cronico e a questa malattia si affezionano tantissimo.
Lui no, è pulito, bravo e simpatico. Ecco allora alcuni link per conoscerlo meglio, chissà che  a qualcuno di voi possa piacere!

Puntata 19 di Tourette, un'intervista dove si parla dello scrivere, in svariate sfaccettature.
'Tina, la sua rivista, contiene spesso bellissimi racconti. Questo aprile è uscito il nuovo numero.
L'erba cattiva e la collana Tracce di Indiana editore. L'erba cattiva è un romanzo divertente, pieno di musica e ben scritto. Lo sto divorando in questi giorni. Lorenzo, te lo consiglio! La collana Tracce è ovviamente diretta da B Bianchi.
Il suo blog, pieno di segnalazioni utili.
E in ultima le vecchie puntate di Dispenser, se qualcuno riuscisse a recuperare i podcast me lo faccia sapere, io non ci sono riuscita, me li ascolterei volentieri.