mercoledì 23 luglio 2014

Fuoco d'artificio

Mi prende la mano come fosse un'erbaccia da strappare dalla terra, mi dice, vieni, ti devo mostrare una cosa.
Cammina a testa bassa, con un cappellino rosso che gli ripara gli occhi dal sole, occhi liquidi e pieni di domande perché il mondo l'hanno visto poco.
Daniele ha i piedi piccoli e il passo svelto. 
Sono preoccupato, continua.
Per cosa? Gli chiedo.
Mi indica un gruppo di bambini accovacciati in cerchio in un angolo del cortile. Nessuno mi bada, mi unisco al gruppo ed è come se ci fossi sempre stata.
Prendi dell'acqua, mi ordinano, le lumache sono animali acquatici. 
Al centro c'è una chiocciola che striscia lasciando la bava. I bambini le mettono davanti il palmo per farle cambiare tragitto.
Lasciatela in pace, dico io.
E' la più fortunata, mi rispondono loro.

Si alzano all'improvviso e mi portano vicino alla pozzanghera, ci sono quattro chiocciole frantumate, il corpo molle luccica al sole e rattrappisce.
Stavamo facendo una corsa di lumache e questa è l'unica che ha vinto. Le altre le abbiamo uccise, mi spiegano.
Prendono la chiocciola e la posano sull'erba. Poi si avvicinano ai tentacoli e cominciano a gridare. Hanno voci che pungono, mi danno fastidio. 
Vogliamo capire se le lumache hanno le orecchie, ma ci sembra di no.
Prendo la bestiola e la infilo dentro la siepe. Andate a giocare a calcio e smettetela. 
Loro annuiscono e corrono a prendere i palloni. Solo Luca mi chiama stronza e mi pianta il muso.

Più tardi controllo che tutto vada bene. Daniele è in porta, para i colpi unendo gli avambracci, Giovanni tira con forza, il corpo si piega, il pallone si solleva e vola a rete. Qualcuno esulta, Giacomo sputa.
Sopra le montagne le nuvole si gonfiano, così anche il sole si inzuppa e l'aria diventa umida.
Arriva Luca si prepara davanti alla porta, è senza pallone, Daniele lo squadra.
Luca prende qualcosa dalla tasca, lo lancia in alto e brilla prima di ricadere. 
Quando capisco è già tardi.
Luca calcia la chiocciola che esplode e si sparpaglia, un fuoco d'artificio.
I bambini intorno ridono e applaudono. Due arrivano facendo la sirena dell'ambulanza.
Adesso abbiamo abbastanza lumache per costruire un cimitero, mi dicono. Cercane altre che intanto seppelliamo queste.

sabato 12 luglio 2014

Südtirol

Colazione a buffet.
Prendiamo: latte di capra, latte di soia, succo di mela, uova strapazzate, pancetta fritta, spek, pane nero, burro, marmellata di mirtilli, yogurt, melone, datteri, dei semini rossi non tanto buoni ma che fanno bene alla salute, brioches, caffè. Mangiamo tutto lasciando di stucco la coppia al tavolo a fianco, due trentenni che parlano tedesco, non sappiamo se austriaci o altoatesini, dettaglio fondamentale visto che ogni volta che ci controllano i piatti, e lo fanno spesso, Marco li insulta non tanto a bassa voce.

In Südtirol ci siamo arrivati dopo aver chiuso le chiavi della macchina dentro il bagagliaio, abbiamo dovuto chiamare l'elettrauto.

Durante il tragitto decidiamo di spezzare i tornanti con un caffè in una pensione in mezzo al bosco, un bosco di abeti scuri che riempie di tristezza solo a guardarlo. Vicino al bancone un vecchio senza denti gioca con una trottola, la fa girare dentro un quadrante di legno, deve colpire delle palline colorate e mandarle in una delle quattro buche agli angoli.
Ci serve una barista con le unghie colorate di azzurro, della stessa tinta di un fiore di panno che le ferma la coda. In mezzo al niente il brutto del mondo sembra ancora peggiore.

Il paese in cui soggiorniamo invece è sopra le nuvole. Le attraversiamo e poi le guardiamo dall'alto, sembrano le matasse di polvere sotto la mia libreria.
In albergo ci infiliamo l'accappatoio e lo togliamo solo per mettere la tuta o il pigiama, Marco si adatta subito al concetto di vacanza wellness, la pigrizia gli calza a pennello, soprattutto quando è in bagno. Se lui è in cova a me tocca farla nella toilette della reception, tanto sei una persona adattabile e io finisco la partita contro la Roma, mi dice.
Gli piacciono i videogiochi.

A cena il vino non è compreso.
I nostri vicini scelgono una bottiglia costosa, che centellinano e lasciano sul tavolo piena a metà.
Quando se ne vanno gli occhi di Marco smettono di guardarmi. Fatica a seguire quello che gli racconto, mi dice sempre di sì e fissa il cabernet abbandonato come fosse Claudia Schiffer.

Non osare gli dico.
Solo un bicchiere, cerca di convincermi.
Non mi convince.

Arriva il cameriere  per portarci via il piatto, è un uomo biondo con la mascella importante. Potrebbe fare il soldato o il pilota di aerei, invece ci informa che i dolci sono a buffet, siete tra gli ultimi, dovete controllare se è rimasto qualcosa.
Lo stiamo per ringraziare quando aggiunge.
Sapete, i nostri ospiti quando arrivano qui si comportano come se non mangiassero da mesi.
Ride.
E' cordiale.
Ma io mi sento la coscienza sporca, il sangue si raffredda e il respiro ha un tonfo. Penso al vino e alle nostre colazioni -forse più simili a pranzi di natale- e vorrei diventare una briciola di pane e sparire.
Arrossisco e rimango impalata al mio posto.
Marco invece si è già alzato.
Mi scusi, dice al cameriere, allora dobbiamo muoverci perché sa, noi siamo esattamente così.

E in effetti facciamo il doppio giro.

giovedì 3 luglio 2014

Autoproduzione creativa

Simone Tempia è un po' come Babbo Natale.
Esordiente ingegnoso, ha creato una collana editoriale per distribuire i suoi racconti. Grazie al grafico Giovanni Pallotta e alla collaborazione di numerosi illustratori ha realizzato degli e-book home made di ottima qualità.
Se gli si invia una mail a contemporaneoindispensabile@gmail.com chiedendo di leggere qualcosa, si viene subito accontentati: Simone spedisce gratuitamente a tutti quelli che lo desiderano uno dei suoi scritti, se il racconto piace se ne possono chiedere degli altri.
Io leggerò il quarto questa sera.
Simone ha una buona scrittura ancora perfezionabile, con ottime potenzialità. Idee brillanti e ritmo agile trasportano il lettore in racconti fantasiosi che a mio avviso sottendono riflessioni sottili.
La banca è il mio racconto preferito, ma non vi anticipo nulla.
E' bellissimo scrivergli ed aspettare che risponda, non si sa mai cosa si riceverà, un po' come la notte della vigilia.
Simone ha evitato di appoggiarsi a riviste letterarie o alle pubblicazioni on-line, ama i rapporti diretti, i click anonimi non gli interessano. Evvabbè, ci riescono tutti ad autoprodursi, penserete. E sì, ci riescono tutti, ma non così.
Ve lo riscrivo: contemporaneoindispensabile@gmail.com, datevi una mossa e madategli una mail.
Anche se sono un'accanita sostenitrice del detto tutti sono utili, nessuno è indispensabile Simone Tempia potrebbe fare la differenza colorando un'ora grigia.
E scusatemi se è poco.

martedì 1 luglio 2014

La biscia

Se dio vuole il peggio è passato.
Sono state giornate impegnative in cui mi sono dovuta scontrare con i poteri forti, per la prima volta nella mia vita. 
La censura e le informazioni da storpiare ogni mattina rendevano pesantissimo il pranzo al lavoro, fatto quasi sempre con lo stomaco pieno di pietre. 
Non potrò più credere neanche a Mentana.
Di sera ho dovuto scrivere, tanto. Credo sia pure uscito qualcosa di buono. 
Ho bisogno di una cioccolata calda, questo luglio mi sa troppo di ottobre e pozzanghere. 
Ho bisogno di scrivere per me, ma a trovare le storie ci vuole tempo. Per fortuna ci sono pensieri, con quelli arrivo fino alle nuvole, che oggi sono ammucchiate addosso ai monti quasi fosse venuto qualcuno a rastrellarle.
Una casa sulla collina ci aspetta.
La vita sta cambiando, io vortico nell'acqua e faccio la muta.